Izo di Takashi Miike
Ho avuto non poche difficoltà a seguire questo lavoro del regista Takashi Miike. Durante la visione molti sono stati i momenti di scoraggiamento e la tentazione di interromperla, solo la curiosità è riuscita a darmi la forza di terminare l’impresa. Vi chiederete perché dico questo, la risposta è tutta nella indecifrabilità del film, nella mancanza di una trama facilmente comprensibile. Comunque, non è stata un’esperienza negativa, anzi… Superato lo stordimento iniziale che il film provoca si assiste ad un’opera estrema, forse la più estrema del regista. Enrico Ghezzi, nel commentare il film presentato a Venezia nella sezione orizzonti ha affermato, forse per sottolineare la sua natura estrema: “Dopo il cinema c’è IZO.”
Il protagonista del film è Okada Izō (Kazuya Nakayama), samurai realmente esistito al servizio di Hanpeida, che viene torturato, condannato alla crocifissione e ucciso. Dopo la sua morte si trasforma in un demone della vendetta, la sua condanna è quella di cercare in eterno lo sterminio di chiunque si metta sulla sua strada. Izo viaggia nel tempo e nello spazio, durante il film si assiste ad una incredibile successione di salti temporali del samurai-demone, improvvisamente e senza alcun preavviso si passa dal Giappone medievale a quello moderno e viceversa. Spettacolare è la scena in cui Izo si ritrova a combattere su una moderna strada mentre i camion cercano di non investire i duellanti. Tutto il film è infarcito di carneficine, di scontri mortali tra Izo ed i suoi molteplici nemici, tutti eterogenei tra loro e che vanno dai guerrieri medievali agli yakuza, passando per demoni in giacca e cravatta. Tutti vogliono ammazzare Izo, ma nessuno sembra capace di poter compiere l’impresa, nessuno riesce a ferirlo mortalmente, nessuno riesce a provocare la minima paura nel suo animo, è pura rabbia che si scaglia su tutto ciò che incontra, rabbia non contaminata dalla morale o dai sentimenti.
Takashi Miike mette in scena una vera e propria orgia di immagini che risucchia lo spettatore in un mondo surreale. Pochi sono i dialoghi, spesso contorti e quasi filosofici, e molte sono le scene ad effetto; spettacolari e sanguinosi, quasi splatter, sono i combattimenti. Il film è popolato da tanti inconsueti e memorabili personaggi: un forzuto monaco di colore, demoni in giacca e cravatta, donne-demone che si accoppiano, un gruppo di politici e di uomini di potere che cercano di dominare su tutto, un etereo imperatore con strane guardie del corpo. Takashi Miike ha inserito nel film immagini di repertorio riguardanti la Seconda Guerra Mondiale, Adolf Hitler, Benito Mussolini e Stalin, che descrivono episodi di brutalità compiute dall’essere umano in diversi periodi storici al fine di sottolineare la costante presenza della violenza nel mondo. Izo è la rabbia degli uomini, la violenza che colpisce tutto e tutti, indistintamente, senza fare eccezioni. È una denuncia della violenza e delle sofferenze di cui gli esseri umani sono vittime, carne da macello nelle mani del potere che li sacrifica.
Numerosi sono i generi cinematografici che vengono citati, utilizzati e rimescolati dal geniale Takashi Miike, Yakuza film, horror, grottesco; nel film è presente, con un piccolo ruolo, anche Takeshi Kitano che interpreta uno dei potenti che dà la caccia ad Izo.
Un’altra particolarità del film sono le apparizioni, durante i momenti cruciali dello stesso, del musicista Kazuki Tomokawa che in diverse scene del film imbraccia la sua chitarra e canta le sue canzoni.
Cesidio Tatarella