Giappone, il sogno di Teresa diventato realtà
Mi chiamo Teresa e per chiunque mi conosca un minimo, è impossibile non sapere della mia passione per il Giappone. Mi ci sono avvicinata grazie agli anime – devo ammetterlo – un po’ per caso, verso i 12 anni. Da quel momento ho iniziato ad informarmi sempre più e a fantasticare sul giorno in cui avrei finalmente messo piede in suolo nipponico. Giorno dopo giorno la voglia di visitare quel Paese cresceva a dismisura, sognavo Tokyo ad occhi aperti, desideravo ardentemente conoscere quei luoghi visti e rivisti in manga e dorama, aspettando l’occasione giusta per farlo. I miei genitori sapevano della mia passione, ma non l’avevano mai presa troppo seriamente. Metti soldi da parte di qua, risparmia di là, pensavo che avrei fatto il mio viaggio molto dopo il diploma.
Poi invece quell’occasione è arrivata, inaspettatamente, circa 5 anni dopo. La mia esperienza è stata un po’ atipica, non propriamente da turista (non so se purtroppo o per fortuna): sono partita con un’organizzazione che si occupa di scambi interculturali per studenti della scuola superiore. Ciò significa che io potevo scegliere solo il Paese in cui andare, tutto il resto mi era sconosciuto. Sapevo solo che avrei alloggiato in una host family e che avrei frequentato delle lezioni di giapponese, per 6 settimane. Naturalmente l’ansia prima di conoscere la destinazione era tanta. Insomma, immaginate una ragazzina di 17 anni che va dall’altra parte del mondo completamente sola, senza amici o parenti. Ma era tanta, tantissima, anche la felicità di realizzare il mio sogno. Poi ho finalmente ricevuto la comunicazione: Hokkaido, in una cittadina vicino Sapporo. All’inizio devo ammettere di non essere stata molto entusiasta, l’Hokkaido non mi era mai interessato particolarmente e avrei preferito stare in una regione più centrale. Niente di più sbagliato!
Dopo diversi mesi arrivò il tanto atteso giorno e fra infinite ore di macchina, pullman e aereo (con tanto di scalo ad Hong Kong) sbarcai nella mia amata Tokyo. Prime impressioni? Enorme, pulita, efficiente, quasi surreale. In quei pochi giorni passati lì ho vissuto delle esperienze tanto belle quanto imbarazzanti: i primi approcci col cibo giapponese, con le bacchette e soprattutto con la tanto odiata zuppa di miso a colazione (che ho finito per adorare), le prime conversazioni (in)sensate in lingua, i bagni e le vasche in comune (e, credetemi, fare il bagno con delle giapponesi dal corpo perfetto è alquanto disagiante), le prime corse per prendere la metro e le correlate brutte figure, i primi acquisti nei konbini. Purtroppo di Tokyo ho visto poco e niente, contando poi che ho avuto gli effetti del jet-lag per diversi giorni, mi ricordo ben poco (un motivo in più per tornarci!).
E poi sono salita su quell’aereo per Sapporo, impaurita e ansiosa ma anche con tanta curiosità di sapere cosa mi avrebbe aspettato. Beh, mi aspettava una famiglia fantastica, amici provenienti da tutto il mondo, un vero liceo giapponese. Ho potuto vedere con i miei occhi e testare con mano la divisa giapponese, il festival scolastico (era estate), le attività dei club, le scuole così grandi da perdercisi dentro. Ho potuto convivere con una famiglia giapponese, con le loro usanze e abitudini, mangiando vero cibo giapponese preparato con amore, ricevendo ogni giorno sorrisi affettuosi. Ho potuto conoscere tante persone sia giapponesi che non, che in un modo o nell’altro hanno lasciato qualcosa nella mia vita e mi hanno dato un insegnamento. Dal vicino di casa, non abituato alla presenza di stranieri, che ogni mattina mi salutava con un inchino e un sorriso che nascondeva curiosità, alla vecchietta gentile che mi aiutava a pagare il biglietto dell’autobus, al proprietario del ristorante di ramen che faceva i complimenti alla mia host family per avere una “figlia” così educata. Ho imparato ad apprezzare ogni piccola cosa, a non essere timida, a vivere ogni giorno al meglio!
Come dicevo prima, la mia esperienza non sarà stata da turista perché sostanzialmente ho visitato pochi posti, ma mi sono divertita tantissimo e ciò che è rimasto nei miei ricordi è insostituibile. In quella città ci ho lasciato il cuore e ho giurato a me stessa che un giorno ci tornerò, costi quel che costi. Perché infondo è così: chi va in Giappone per la prima volta vorrà irrimediabilmente andarci anche una seconda. Si rimane stregati. E non lo si dimentica, mai.
Teresa Basile